Un giro sul “Tinaccio”
Quando è un pò di tempo che non arrampichi, ti viene quel prurito alle dita, quella leggera sensazione di disagio, poi arriva quella vocina nel cervello che ti sussurra “ma perchè non stacchi i piedi qualche metro da terra?”
Fa caldo, per tanti motivi, il lavoro sempre e solo maledetto lavoro, il tempo disponibile è poco, più una fuga che altro, ma gli amici ci sono eccome, quelli ci sono sempre; per ricominciare a muoversi in verticale la scelta è presto fatta, non lontana da casa ma in un bel contesto paesaggistico, avvicinamento breve, non lunga, il “Tinaccio” sulla cresta sud del Montiego vicino alla Balza della Penna.
Sono in compagnia di Renato e Pippo, già questo fa giornata, solite disquisizioni all’attacco, sul materiale, la via è ben chiodata ma all’imbrago carico un pò di materiale in più, pesa un pochino ma non si sa mai (bella la frase “non si sa mai”, giustifica tante cose).
Il primo tiro inizia bene anche se il caldo comincia subito a farsi sentire, al traverso mi ricordo subito di allungare i rinvii ma, mannaggia a me, non ho pensato che sarebbe stato meglio allungare anche l’ultimo chiodo prima di arrivare nel traverso, c’è una piccola rientranza e la corda inizia subito a frizionare sulla roccia con mio sommo gaudio; ogni movimento lo devo affrontare con una bracciata di corda lasca, recuperata a fatica e trattenuta con i denti, così se volo oltre alla figura da “patacca” ci lascio pure le gengive…la sosta però è vicina e continuando con la fatica del recupero completo l’espiazione del peccato di quel rinvio.
La partenza del secondo tiro la roccia non si concede facilmente, ma poi, proprio come fosse una bella donna, una volta vinta, si mostra a te in tutta la sua bellezza e la parte superiore, verticale e magnifica, vale ogni chilometro fatto, quando arrivo al chiodo con anello (quello citato nella relazione), cerco sopra la sosta, guardo quanti chiodi ancora per arrivarci e conto all’imbrago i rinvii, che non sono sufficienti ma il “non si sa mai” stavolta dà i suoi frutti e con cordini, moschettoni liberi e fantasia, completo il tiro.
Il terzo ed il quarto tiro si lasciano domare piacevolmente a completamento di una via, di una bella mattinata, di un bel momento di amicizia che si salda ogni volta di più quando ci stringe la mano, quando ci si scambia un sorriso o una battuta, quando si commenta la giornata appena vissuta ad un tavolo con i piedi sotto e una birra sopra…
Io non cerco altro dalla montagna…buona montagna a tutti, Lorenz
(agosto 2009)
“Perchè vado in montagna? Perchè alpinismo vuol dire natura…e perchè in natura ritrovi l’autentico senso della vita,
il segreto di una gioia interiore che nessuna vicenda terrestre potrà annientare” GUIDO ROSSA