L’estate tarda ad arrivare, le dolomiti sono ancora piuttosto fredde, allora la meta preferita
diventa l’appennino marchigiano, per la precisione la Balza della Penna; la via può essere considerata storica,
la Castellani/Vampa, via che garantisce difficoltà omogenee su roccia tutto sommato buona e pure un tiro di A0/A1.
Un bel numero di rinvii ed il resto del materiale, fanno sembrare l’imbrago una gonna di paglia stile danzatrice hawaiana,
un pò più pesante e viene difficile sculettare in qua e in là ; al posto delle ghirlande di fiori, i cordini…
Siamo due cordate e all’attacco della via sappiamo di non essere soli, qualcuno è già sopra di noi…
Partiamo tranquilli e progrediamo abbastanza spediti, scorgiamo i nostri predecessori, sono due, tre, no sono quattro,
abbiamo due cordate davanti…e li raggiungiamo alla partenza del tiro di artificiale.
La piazzola della sosta non è grande, ci sono già loro quattro e tanto altro spazio non ce n’è, ci arrangiamo
quanto meglio si può…con quello che c’è…nello spazio che c’è, uno attaccato ad un alberello, due su uno spit
e l’ultimo su un altro spit di progressione del tiro precedente, il tutto collegato con una ragnatela di corde e cordini.
La cordata che sta lavorando sul tiro è alquanto pittoresca, i due alpinisti che la compongono hanno un continuo
scambio di parole, alcune seriamente alpinistiche, ma il resto estremamente goliardiche, condite da ampi, fantasiosi
ed estremamente chiari epiteti tra di loro…si vogliono un bene fraterno e si vede, pardon, si sente…
Quando si rendono conto della platea, che li sta osservando salire, la cosa assume caratteri che definire simpatici è
molto riduttivo, lo scambio di battute si allarga a tutti i presenti con gioia anche nostra che siamo appesi ovunque
come le palline di un albero di natale…
…ma quello in sosta lo conosciamo…ma sì è Paolo Castellani, cavoli l’apritore della via, e quello su chi è? ma certo
è Ennio Tenti…abbiamo davanti a noi un pezzo della storia alpinistica targata Romagna-Marche (come la coop)
L’area di sosta, perchè solo così può essere definita, diventa una piazza da mercato dove gli attori principali restano
sempre loro, ma attorno cresce il coro delle voci minori, che spettacolo, non si è mai sentito un casino così da
nessuna parte in montagna, e dire che siamo i primi a cercare il silenzio tra i vertiginosi appicchi dove solo il vento
ha diritto di parola…e tireremmo volentieri una scarica di sassi a qualunque casinista…ipocrisia di un concetto!
La battuta top in assoluto, quella che ottiene lo share maggiore da parte dei presenti, è quando Paolo si gira verso di noi
e, con fare ironico esclama “…ma vuoi mai che due della nostra età debbano ancora fare della roba così?”
La loro età si aggira sui 70 ma non li dimostrano affatto e noi, magari avercene così come loro, quando ci arriveremo…
Nei momenti clou del tiro, però, per qualche secondo le battutacce tra loro si fermano e lasciano spazio a brevi e
precisi comandi di corda, a lasciar intendere che comunque si ride e si scherza, ma la testa lavora insieme alle mani…
L’apoteosi viene raggiunta all’arrivo di Ennio in sosta,gli epiteti si ripetono fino a quando Paolo parte e allora
ricominciano i comandi di corda, brevi come sempre ma precisi, fino all’arrivo in sosta…a quel punto salutoni a
profusione, baci e abbracci e i due signori della roccia così come li abbiamo trovati se ne spariscono su per la via
veloci come il vento…e si lamentavano della loro “età ” sti due ragazzini…neanche la polvere delle loro tracce abbiamo
trovato quando siamo arrivati alla cengia.
Loro sono scesi per la via della cengia mentre noi siamo saliti alla cima proseguendo la via, ma questa è un’altra storia
“Salire con fluidità , tra terra e cielo, concatenando movimenti precisi ed efficaci, ci regala serenità e pace interiore”
Gaston Rebuffat